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Luigi Intorcia : Illustratore di Pensieri
30 novembre 2010

Sulle fate...

Vorrei esprimere chiaramente l’opinione che ho delle figure che compongono un soggetto ricorrente delle mie illustrazioni.

La Storia degli esseri dice che le fate è cosparsa di pietre bianche che indicano mille e una direzione possibile, prolungandosi verso l’infinito delle ipotesi. A seconda dell’epoca e delle mentalità, loro sono divenute di volta in volta madrine, streghe, ammaliatrici, elementi naturali, fantasmi, fanciulli o minuscole creature. Credo pertanto che ben pochi aggettivi che sono stati loro attribuiti corrispondano realmente ai loro personaggi. Tutti questi dibattiti sulla loro materialità non sono che vento sulla prateria, e loro se ne burlano bene, loro. Sarà dunque interessante interrogarsi sull’esistenza di termini abbastanza fini all’interno dei nostri linguaggi umani, di parole abbastanza accurate che possano sfiorare la verità di esseri così eterei.

 

La moda dei giorni nostri (e più in particolare quella consacrata, o piuttosto, catapultata sui bambini) ci impone rappresentazioni di fate eccessivamente colorate e superficiali, aventi come preoccupazioni principali la forme dei loro jeans o il colore dei loro smalti per unghie. Quale messaggio sono loro sensate inviare ai bambini che le guardano evolversi in un universo edulcorato e ultra-pubblicitario? L’idea che delle creature sensate che incarnino o rappresentino la Natura possano essere associate a dei “valori” tanto mercantili quanto lo shopping (preferite comprare dei prodotti con l’effige delle vostre eroine favorite) e altri soggetti inventati dal genio del commercio è del più profondo ridicolo.

Così dunque, che dire delle piccole spettatrici dei programmi televisivi? Che cosa apprendono? Cosa diventeranno? Delle adolescenti futili e narcisisti, che portano come vessillo i loro paraocchi e si assomigliano le une con le altre, come è già avvenuto con la generazione di oggi. Oltre ai messaggi di violenza contenuti nella maggior parte di programmi destinati ai piccoli, l’altro messaggio inviato sulle onde fino al cervello dei nostri bambini è quello della necessità di “comprare per essere”. Sia per convincerli meglio, sia per convincere i genitori attraverso di loro, danno al prodotto il faccino della fata o della principessa, come piace alle ragazzine. Ed è così che furono formate le pecore che seguono il lontano e tirannico pastore del bisogno sempre più pressante..

E non parliamo (o piuttosto sì, parliamone !) di quelle prostitute dei boschi in tacchi aguzzi e bikini vendute in tutti i supermercati. I “creatori” (se questi insulti possono portare il nome di “creazioni”) affibbiano alle loro statuette il nome spiacevolmente divenuto comune di “fate”.. Dite piuttosto “spogliarelliste alate”. Quali idee volgari e false germogliano dunque nelle menti delle persone che spendono del denaro per delle menzogne sexy?

 

Per quanto mi riguarda, ecco come considero le fate, i folletti, gli elfi e tutte le altre creature del Piccolo Popolo, tutti distanti di molte atmosfere da quegli insulti commerciali. Insulti che si propagano e piacciono! E nel frattempo, mentre vi si parla di fata, come la vedete voi? Come quelle bambole-manichini che ho descritto, o arrivate voi ad una visione più personale, ricercata e vera di ciò che loro sono in realtà? Non c’è bisogno di riflettere molto per allontanarsi da quelle brutte figure.

Le fate viaggiano ben aldilà di noi, all’opposto della nostra immaginazione. Se i vostri pensieri prendono un cammino mentre pensate a loro, arrestatevi subito e dirigete i vostri passi nel senso opposto!

La prima idea da assimilare mentre parliamo di loro, è quella che una fata è tanto lontana da un umano quanto lo è un fiore da un fusto di benzina. E questo vale per la forma del suo spirito tanto quanto per quella della sua apparenza fisica. Perché dunque ricondurle sempre a noi stessi? Perché abbiamo sempre avuto la trovata d’associare tutte queste creature così come anche altre (come gli dei) a noi, ai nostri comportamenti e al nostro aspetto?

“Dio creò l’uomo a sua immagine”. E l’uomo riconduce dunque ogni creatura vivente alla sua propria immagine. L’umanità è di una pretenziosità senza limiti.

Le fate possono adottare qualunque forma, anche di quelle che noi non abbiamo mai visto (e questo è molto probabile). Loro si incarnano in tutto ciò che ha della vita, dal più microscopico al più gigante. Se si segue il mio ragionamento fino ad un certo punto, si può arrivare a pensare che ogni albero, fiume, fungo, pietra o pianta sia una fata. Ed ecco che ci si avvicina poco a poco ad un’altra verità.

Ma restiamo nell’ipotesi comune che esse abbiano una forma umanoide o entità umane. Fortunatamente, ai giorni nostri alcuni illustratori hanno aperto una piccola breccia nella costruzione di idee precostituite che imprigionano le fate. Essi hanno capito che in quanto creature Naturali, figlie della madre di ogni cosa, esse sono come lei…mutevoli, capricciose, difformi, cieche, pessime talvolta! Vi prego, allontaniamoci il più possibile da quei libri dove sono rappresentate delle donne idealizzate (prendi un manichino, aggiungi un paio d’ali e un altro di orecchie appuntite, e il gioco è fatto!), in abiti di seta blu disseminati di diamanti in gocce di rosa. Queste non sono che sdolcinatezze di nursery, un piatto riscaldato talmente sovente che il fondo della casseruola puzza di bruciato. Cambiamo la tattica, cambiamo le idee!

 

Se si persegue la verità, qualunque essa sia, noi dobbiamo innanzitutto preoccuparci di accettarla attraverso la comprensione.

Siamo logici, se dei tali esseri rappresentano, e sono, l’essenza stessa della Natura, come dunque potrebbero preoccuparsi di avere degli abiti alla moda? Perché dovrebbero preoccuparsi d’avere degli abiti tout-court? Esse se ne infischiano bene di nascondere la loro nudità: sono nate così, che diamine!

Allo stesso modo che importanza può avere la forma o il colore dei loro capelli? Come si può arrivare ad immaginare che loro si interessino al maquillage, allo smalto, una bacchetta magica con una stella, o una borsa?! Prendiamole per quello che sono. Smettiamo di ricoprirle di menzogne per le quali esse si adattano così al genere umano e non offendiamole più, esse sono là per questo!

 

Per quanto mi riguarda, sono convinto che esse vadano impunemente nude, i capelli arruffati nelle loro idee, il naso all’ascolto di non importa quale nuova corrente d’aria. Poco importa la taglia, la forma, il colore o l’umore. Le fate vagano sulla Terra in un presente infinito, libero di ricordi del passato e senza aspettative per l’avvenire. Esse sono più vicine agli animali che agli umani, in un senso. È la ragione della loro innocenza e della loro memoria inesistente o quasi. È una fatica se si ricordano il loro nome. Esse non pensano a fare il male, e anche se talvolta lo praticano, non ne sono coscienti. Esse non ne conoscono il termine, seguono il loro istinto, molto semplicemente.

Creature franche e fresche, ecco cosa sono. La materialità cos’è dunque? A questo soggetto noi dobbiamo la loro apparenza di primati orribili, futili e volgari.

Le fate fanno parte di quella classe di creature così incantate che trovano la loro eternità in ogni istante (citazione di Thoreau) e ad essa consacrano corpo e anima (così tanto che questi due aspetti della loro personalità sono dissociati).

James Barrie descrive Campanellino come una creatura così piccola che può provare una sola emozione alla volta. Ciò che ne fa una creatura intera, definita e autentica. Pericolosa, anche. Ed ecco là l’inizio di un dibattito sulla psicologia delle fate. Per quanto sia loro applicabile.

 

Ma fino a quando gli scrittori e gli illustratori sogneranno le fate in veste di prostituta degli uomini che ci si allontanerà sempre più dal centro della verità. Allo stesso modo io non credo che le fate abbiano un sesso. E credo che solo la sonorità di certe parole le farebbe ridere molto. Se c’è un genere umano che sia vicino a queste creature per il loro carattere, sono i bambini da 1 a 3 anni. Questi che un niente agita, per i quali quello stesso niente assume i colori di un dramma, per essere altrettanto velocemente relegato nelle segrete della loro Storia, cambiato da Dio solo sa quale miracolo in ragione del sole, o trasformato in una gioia senza confini nel minuto che segue.

Lunatici ma filosofi, nudi ma innocenti, vivaci ma di cattivo umore, imprevedibili ma prevedibili. Ecco chi sono le vere fate che popolano il nostro mondo, lontano dalla nostra conoscenza e dal nostro controllo. E spero che per sempre esse si tengano anche lontane da noi quanto possibile, su un altro emisfero di pensiero, sospese sul limite tra il palpabile e l’invisibile. Fuori dalla portata del comportamento e della materialità degli uomini.

Idee: Luigi Intorcia, Aurore Dambremont

Testo: Aurore Dambremont

Traduzione: Valentina Gandaglia

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